Sokolov, otto lunghi mesi lontano dal campo

di Lanfranco Dallari

14/08/2015

Tsvetan Sokolov, Mauro Gavotto, Lorenzo Dallari e Bruno CattaneoTsvetan Sokolov, Mauro Gavotto, Lorenzo Dallari e Bruno Cattaneo
Tsvetan Sokolov, Mauro Gavotto, Lorenzo Dallari e Bruno Cattaneo
Lo trovo al Fantini Club di Cervia e quasi quasi non lo riconosco: dopo l'infortunio alla spalla destra ha perso la bellezza di 10 chili (di muscoli, precisa subito) in soli tre mesi. Tsvetan Sokolov però sorride e ci scherza su... "Mi sono letteralmente strappato la spalla destra facendo una schiacciata: la palla era corta, volevo chiuderla molto cercando un angolo impossibile e la spalla ha fatto crack. Letteralmente. Ho sentito un rumore sordo e poi non l'ho pù mossa. Dopo sono venuto in Italia per sottopormi all'operazione effettuata dall'équipe del prof. Porcellini, e adesso devo stare fermo ancora qualche tempo prima di riprendere a lavorare. In tutto lo stop sarà di ben 8 mesi, un'eternità. Tornerò in campo a gennaio, sono convinto più forte di prima". E via un altro sorriso. Intanto Lorenzo Bernardi, il suo allenatore all'Halkbank Ankara, lo aspetta fiduciso: l'oppostone bulgaro è uno dei migliori interpreti al mondo del suo ruolo, e quando è in forma fa davvero la differenza. Gli chiedo qualche consiglio per mio figlio Filippo, giovane pallavolista, e lui subito gli suggerisce: "Schiaccia sempre forte, diagonale lunga, diagonale stretta e lungolinea. Il pallonetto? Non so cosa sia...". E via un altro sorriso. "Resto in Turchia anche il prossimo anno poi vedremo: l'Italia è sempre l'Italia, e il vostro campionato è davvero straordinario. Spero di tornare presto. Dove? Non so, forse a Modena, che mi già cercato nel recente passato. L'importante è giocare per vincere qualcosa di importante, scudetto o Champions League". Idee chiare, senza dubbio. Del resto lui è un top player interazionale ed è giusto che nutra ambizioni al vertice. Lo chiamo alla presentazone del mio libro "La leggenda azzurra" e lui accetta volentieri, per parlare di nazionale a tutto tondo. "L'Italia ha sempre meritato rispetto, e per me affrontarla ha sempre avuto un significato partcolare. La partita più significativa è stata senza dubbio la finale per il bronzo all'Olimpiade di Londra: abbiamo perso 3-1 dopo che avevamo vinto nell'ultima partita del girone di qualificazione con un netto 3-0. Ma nella partita che valeva i podio si giocava alle 9.30 del mattino e noi ci siamo alzati alle 6. Vale a dire poco dopo che eravamo andati a letto...". E via un altro sorriso. "Purtroppo questa estate sono stato costretto a dare forfait, ma il prossimo anno spero di giocare a Rio: ci terrei davvero molto. Prima però dobbiamo qualificarci e non sarà facile, anche se Plamen Kostantinov è davvero un bravissimo allenatore, molto psicologo. Ci proveremo fino all'ultimo, perché l'Olimpiade è il massimo per un atleta". Poi, chissà, potresti diventare italiano... Non ce l'hai un nonno nato nel nostro Bel Paese gli chiediamo insieme al vicepresidente federale Bruno Cattaneo (qui nella foto con Sokolov e Mauro Gavotto)? "No, sono bulgaro e voglio giocare nella Bulgaria. Anche se ho visto che nella nazionale italiana è arrivato Juantorena e che in quella polacca sta per arrivare Leon. E' lo specchio dei tempi, non bisogna meravigliarsi di nulla, il mondo si sta globalizzando e anche lo sport si sta adeguando". Parole sagge, di un ragazzone molto forte in campo e molto sveglio e simpatico fuori dal campo.
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