Sorpresa Piacenza? Non per tutti...

di Adelio Pistelli

18/04/2013

L'esultanza di Zlatanov e De CeccoL'esultanza di Zlatanov e De Cecco
L'esultanza di Zlatanov e De Cecco
L’aveva detto in tempi non sospetti: “La prossima finale scudetto sarà Piacenza-Trento". Applausi, allora, per Angelo Lorenzetti, navigato ‘mago’ e coach di Modena, per anni timoniere degli emiliani. Lo aveva detto al via della stagione ma non si è lasciato trascinare da un mai nascosto affetto per la ‘sua’ ex Piacenza. No, Lorenzetti, aveva preso semplicemente in esame campionato, potenzialità ed eventuale crescita del team piacentino. Un gruppo che si è dimostrato d’acciaio e sbarazzino nella sua ‘anzianità’ (è la squadra più vecchia dell’A1) se è vero come è vero che ha saputo rovesciare come un calzino una semifinale play off che sembrava scritta, delineata, forse anche troppo scontata. Ecco, troppo è il termine migliore per entrare nei dettagli di una sfida che c’è stata solo in gara-due quando Macerata, favoritissima appunto alla vigilia delle gare che dovevano lanciare i campioni d’Italia verso la difesa dello scudetto. Invece crescita, concretezza, determinazioni e muscoli (di Piacenza) hanno gradualmente ma irreversibilmente minato una serie di partite belle solo a metà ma redditizie per la Monti band che arrivano alla quarta finale a dispetto di facili pronostici che la volevano fuori da ogni discorso scudetto. Adesso sarà interessante capire quanto sarà utile, per Piacenza, arrivare alla sfide finali contro Trento, senza particolari pressioni che sicuramente saranno sulle spalle di Kaziyski e soci. Ma presto sapremo. Adesso, invece, vale la pena ma rinviando valutazioni e processi, guardare in casa di chi deve frettolosamente scucirsi lo scudetto dal petto. Macerata dopo una stagione vissuta pericolosamente ha perso la strada maestra proprio quando c’era la necessità di dimostrare il reale valore di un team costruito per arrivare lontano. Vero, i tanti problemi fisici che hanno accompagnato la Lube sono lì, sotto gli occhi di tutti, ma in queste tre ‘particolari’ sfide con Piacenza, Macerata non è stata mai capace (o quasi) di esprimere potenzialità e gioco come era nelle sue reali possibilità. Ha accusato sbandamenti in ricezione, ha giocato a fasi alterne, ha lamentato coesione tecnico-tattica proprio nei momenti decisivi di partite che poteva e doveva gestire in maniera diversa. Il team di Giuliani, invece, si è gradualmente sfaldato, ha iniziato a perdere il bandolo della matassa con evidenti cedimenti mentali e di gioco. Qui una parentesi: è stata una stagione ‘particolare’ anche e soprattutto per il palleggiatore, tenace, fortemente motivato, ma troppo alterno e per lunghi tratti leggibile, frastornato e magari nel mirino per quel suo modo di stare sottorete. Ma, lo dicevamo, vale la pena passare la nottata (che porterà sicuramente consiglio a chi di dovere) e solo più avanti capire con pacati commenti e riflessioni lucidi perché la Lube ha dovuto fermarsi. Fermata da Piacenza, squadra che merita consensi e applausi per come ha guadagnato le gare di finalissima. Che saranno tutte da seguire. Credeteci.
Sigla.com - Internet Partner