Home
Editoriali
Volley story e interviste
News
Campionato maschile
Campionato femminile
Attività internazionale
Coppe europee
Beach volley
Olimpiadi di Rio 2016 - Volley
Olimpiadi di Rio 2016 - Beach Volley
Olimpiadi di Tokyo 2020 - Volley
Olimpiadi di Tokyo 2020 - Beach Volley
Volley mercato
Competizioni
Volley Maschile
Volley Femminile
Eventi
Libri
Guida al Volley
Altri libri
‹
›
Editoriali
Volley story e interviste
News
Volley mercato
Archivio Volley Story e Interviste
>
Strani Playoff
Strani Playoff
di Simone Serafini
06/04/2012
“Dentro o fuori: la dura legge dei playoff”
. Recitava così uno spot di qualche anno fa, reclamizzando l’imminente inizio degli scontri decisivi nel basket Nba. Già, gli statunitensi amano i playoff. Il dentro o fuori, chi vince avanza chi perde va a casa, non ci sono mezze misure. Non ci sono pareggi, non ci sono compromessi. Vinci, vai avanti, perdi vai a casa a leccarti le ferite, a cercare i perché. Vincere, vincere sempre o almeno una sfida in più del tuo dirimpettaio, l’unico modo per passare il turno, l’unico modo per arrivare sul tetto. Nella pallavolo italiana, è storia, i play off vennero introdotti negli anni ottanta con il chiaro intento di limitare lo strapotere di Torino (e infatti il primo scudetto dell’era playoff lo vinse Parma). Perché i playoff sono un campionato a parte, un altro campionato. Si azzera tutto, quello che è stato fatto prima non conta più nulla. Come ti sei piazzato serve solo per il fattore campo, con la possibilità di avere più partite in casa. Un vantaggio, certo, ma non decisivo. Il primo e l’ultimo della griglia partono appaiati. Io contro te, chi vince va avanti. Oltre atlantico piacciono parecchio le serie lunghe (cioè al meglio delle 5 gare, se non al meglio delle 7, cioè per passare il turno bisogna vincere 4 match), intravedo motivi economici dietro serie così (più partite uguale più incassi, più diritti tv, più spettatori ecc) senza contare i fattori emotivi di sfide dirette. Da noi i playoff sono meno amati. Sarà per fattori culturali-pallonari-popolari. Nel nostro Belpaese (?) meglio un girone di andata e uno di ritorno (se si chiama girone all’italiana un motivo ci sarà), lo scontro mors tua – vita mea non attira fino in fondo, si spera sempre nel favore altrui (vedi Perugia e la pioggia nel 2000 a discapito della Juve pro Lazio, vedi il 5 maggio di due anni dopo con il capitombolo interista all’Olimpico di Roma, e la Juve di scena a Udine ringraziò sentitamente la Lazio e Gresko). Del resto, è nel dna italiano attendere che qualcuno venga a soccorrerti, a liberarti. È innegabile però che il pathos che regalano le sfide dei playoff è irraggiungibile. Ogni partita è una finale, ogni contendente si gioca la stagione in pochi giorni, in pochi attimi. Dentro o fuori, appunto. La dura legge dei playoff.
Complici olimpiadi e relative qualificazioni, assisteremo a playoff strani in questo aprile volleystico. Allargati, compressi, arcani (almeno nella prima fase). Vado velocemente a spiegare i tre suddetti attributi.
Allargati, perché partecipano tutte, dalla dodicesima classificata in su. Cioè tutte quelle che non sono retrocesse in A2 (quindi non Ravenna e Padova, un augurio di pronta risalita a entrambe). Di fatto chi si è salvata all’ultimo secondo ha le medesime possibilità di Trento di vincere lo scudetto. Sulla carta certo. Questo stona un po’ con la considerazione che i playoff sono una “post season” da conquistare, un accesso esclusivo meritato che ti dona la possibilità di lottare per lo scudetto. Ma del resto, le regole erano queste fin dall’inizio. In A2 maschile funziona così da un paio d’anni, lo scorso anno anche in A1 femminile si sono qualificate tutte escluse le retrocesse. Bisogna anche considerare fattori meno “sportivi”. La stagione del volley è già corta, se togliamo per alcune squadre (di conseguenza aziende e sponsor) anche la vetrina dei playoff, difficile pensare di fare proseliti per la pallavolo (ma questa è un’altra storia, magari un altro post).
Compressi, visto che il 22 aprile sarà il V-day, ciò significa che il periodo più entusiasmante della stagione durerà 15 giorni. Dite che forse era il caso di ridurre la regular season e allungare i playoff? Mah, non siamo qua per giudicare. Di certo il planning del 2011-2012 non era per niente facile, con coppe, coppette, world cup a novembre.
Arcani. Perché saranno playoff strani, non convenzionali, soprattutto nella prima fase, ma un gironcino a tre, di cui la prima andrà in semifinale (poi semifinali al meglio delle tre partite, finale in gara unica). Considerazioni. La prima più palese: è una formula che si presta maggiormente a regalare sorprese. Nelle serie lunghe solitamente la forza della squadra più attrezzata alla fine viene fuori. In serie corte o addirittura in uno scontro secco, può accadere di tutto. In più il primo gironcino implica altre cose, perché per passare in semifinale potrebbe anche bastare vincere una sola partita. Dipende dal risultato dell’altra sfida. Questo va un po’ contro “la dura legge dei playoff”, il “dentro o fuori” è molto meno drastico. Non il face to face, magari in più partite. Nelle serie di playoff “classiche” si gioca anche a scacchi con l’avversario, con il prolungarsi della serie. Partita dopo partita, set dopo set, si aggiustano le tattiche, si modificano, man mano che ci si affronta si conosce sempre più l’antagonista e lui conosce te, una guerra fatta anche di nervi, oltre che di tecnica. Nel weekend pasquale non ci sarà nulla di tutto questo. Prima partita poi subito contro un altro avversario. Stravolte tutte le usuali preparazioni fisiche-psicologiche di un playoff, il primo gironcino somiglia di più a una Final Four di una qualche coppa. Nel caso non si è fatto l’en plein, radiolina incollata all’orecchio sperando in un risultato favorevole dall’altra partita. Strani playoff, dunque. O meglio, non consueti. Ma con una convinzione. Che comunque, alla fine, nonostante la novità della formula, avrà vinto chi lo avrà meritato. Su questo, i playoff, qualunque sia la loro forma, non mentono. Mai.
precedente:
Non dir scudetto se non l’hai sul petto
successivo:
Giovanni Guidetti, un "allenatore vincente"
Archivio Volley Story e Interviste
DallariVolley sostiene
Contatti
Top ricerche
Site map
Condividi
Copyright © 2005-2023 Complemento Oggetto S.r.l.
Via Rubiera, 9 - 42018 San Martino in Rio (RE) - Italia
P.IVA: 02153010356 - C.F. e Registro Imprese di Reggio Emilia n. 02153010356
Capitale Sociale: € 10.000,00 i.v.
Per info: lanfrancodallari@dallarivolley.com
[Privacy Policy]
[Cookie Policy]
[Modifica impostazioni cookie]