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Time out tattico
Time out tattico
di Luciano Pedullà
25/03/2013
Paola Croce
Paola Croce
Il derby marchigiano tra Urbino e Pesaro ha messo di fronte il Libero passato-presente della nazionale italiana contro il presente-futuro in azzurro. Così in breve può essere descritta la battaglia indiretta tra
Paola Croce e Monica De Gennaro
che dopo aver vestito la stessa casacca alle recenti Olimpiadi di Londra, lottano adesso l’una contro l’altra in A1 nelle Marche e per entrare nelle grazie del tecnico federale
Mencarelli
. La partita di un Libero non deve ritenersi conclusa valutando l’efficienza di ricezione o la spettacolarità in difese, bensì le caratteristiche che esaltano la bravura in questo ruolo sono molte e la principale risiede nella capacità di lettura di gioco che permette alle atlete di gestire con anticipo le posizioni di arrivo della palla. La prestazione di De Gennaro contro Urbino ha visto la giocatrice campana muoversi con buona presenza su tutte le palle di fase break e di rigiocata, riuscendo a organizzare anche i bagher di appoggio e di alzata non qualificata con grande precisione, persino nelle situazioni più complicate. La sua gara in ricezione è stata impreziosita da una notevole presenza di spirito che ha concesso di collaborare in modo assolutamente positivo nelle situazioni di conflitto nelle competenze che la squadra subisce spesso in questa fase di gioco. Monica da anni utilizzata con grandi spazi in campo per la ricezione, riesce a esser molto equilibrata nel fondamentale e nell’aiuto delle compagne meno efficienti, garantendo la tranquillità alla sua squadra grazie ad una posizione tattica che riesce a prevedere le possibilità di servizio degli avversari. In questo senso Pesaro gioca con utilizzo di maggiori spazi di ricezione da parte di
Tirozzi
e De Gennaro e quello residuo lasciato alle compagne. Quello per
Muresan
è talmente esiguo da ridurre al minimo la possibilità di imprecisione alla giocatrice rumena, brava nella palla perfetta (75%) anche se capace di due errori su otto palloni! Nella partita di Villa contro Busto per lunghi tratti della contesa ci sono state fasi di gioco nelle quali le padrone di casa hanno impiegato due soli giocatrici nella ricezione del servizio, ma la mancanza di tempo di allenamento in questa situazione (
Chiappafreddo
è in panchina con le lombarde da solo un mese circa) ha determinato errori d’intervento da parte della schiacciatrice con la libero della squadra. Sono capacità che vanno organizzate e gestite con molte ore di ripetizione della situazione e soprattutto con costante comunicazione da parte delle giocatrici stesse, nelle quali deve svilupparsi un senso di responsabilità talmente alto tale da sopportare l’errore diretto senza interferire sull’attenzione di gioco. E’ una situazione che la schiacciatrice riesce a sopportare più facilmente della Libero, anche perché la prima può riprendere la propria fiducia attraverso una buona azione di attacco. Figuriamoci come diventa difficile la gestione della propria attenzione da parte di una Libero che viene notata per lo più quando sbaglia e che deve invece mantenere immutata sicurezza e atteggiamento anche sotto la continua pressione dell’avversario. Il ruolo del Libero è nato nel 1997 e i giovamenti nel gioco delle squadre sono estremamente visibili, anche se poi può sempre accadere che ci si debba inventare situazioni d’emergenza privandosi della giocatrice in questo ruolo. E’ capitato alla compagine italiana in Coppa tra Krasnodar e Piacenza, che ha perso per un infortunio nel corso del terzo set la Libero
Sansonna
. Caprara ha deciso di non utilizzare il cambio di ruolo con
Zilio
ma di continuare la gara lasciando in seconda linea le centrali della squadra come … ai vecchi tempi.
Leggeri e Guiggi
se la sono cavate più che egregiamente sia in ricezione sia in difesa e nulla conta in tal senso che al tie break la formazione piacentina non è riuscita a portare a casa il trofeo. Sicuramente in quel parziale gli errori di battuta e attacco in momenti fondamentali della gara hanno inciso pesantemente sul risultato finale e poco è servita l’utilità di due centrali capaci di giocare abilmente in seconda linea, nonostante la mancata abitudine. Gli insegnamenti tecnici non si perdono per strada e la passata generazione ne ha avuti di molto validi.
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