Trento avanti e Juantorena canta l'inno

di Adelio Pistelli

26/04/2013

Osmany Juantorena, l'asso di TrentoOsmany Juantorena, l'asso di Trento
Osmany Juantorena, l'asso di Trento
Djuric mura (8 volte), Stokr picchia (17 punti, 4 ace), Raphael pilota (splendide tre sue palle spinte), Kaziyski esce alla distanza (58%), Juantorena canta prima e durante la sfida tricolore contro Piacenza. Trento, insomma, alza subito la voce nel primo atto di finale ma, intanto, facciamo subito un passo indietro.
Chi ha detto che Juantorena non è propriamente italiano? Durante l’inno di Mameli, il cubano di Trento ha sempre scandito e, a pieni polmoni, le parole del testo nazionale, quasi a rilanciare al mittente critiche e discussioni sul suoi (ormai) sempre più probabile arrivo all’Italvolley.
E mentre i giorni del ‘faraonico’ ingresso nel clan azzurro del cubano di Trento sembrano sempre di meno, lo scudetto sta già prendendo la strada verso casa Kaziyski e soci. Perentorio il modo in cui la formazione trentina ha gradualmente presso possesso del match contro Piacenza, un match sicuramente delicato e pericoloso. Non fosse altro per i favori del pronostico che pendevano (e pendono) sulla Trento band e, per come si era messo dopo il primo parziale.
Le battute di Simon (perentorio anche a muro: due volte su Kaziyski e due sul suo connazionale Juntorena) incrina le iniziale avances dei padroni di casa. Un parziale che piega ma non spezza Trento. Però, c’è un però da evidenziare: per la cronaca. Sul 10-8, il primo arbitro fischia (erroneamente) una ‘accompagnata’ nel primo tempo del centrale piacentino Holt e, il naturale 10-9 diventa 11-8, trampolino di lancio per il decollo trentino. E si, perché poi dai nove metri Stokr, al passo d’addio a fine stagione (il migliore del match insieme a Djuric) infierisce pesantemente sui nervosissimi piacentini. Ricezione emiliana che prima traballa poi va in tilt e passerella trentina senza soluzione di continuità. Un altro passo indietro, con mirino stavolta sul primo arbitro Bartolini. Magari, alla fine, non sarà stato decisivo ma ha sbagliato nella valutazione dei palleggi e non solo, incrinando ancora di più (tra le tante e per certi versi giustificate proteste) lo stato psicologico di Zlatanov e compagni. Errori evidenti, paradossalmente nel giorno in cui il Video Check (quattro chiamate, due per parte) ha sempre dato ragione al fiorentino Bartolini. Tornando più specificatamente nella gara-uno, partita strana, vissuta spesso più fisicamente che tecnicamente (spaventoso sottorete il muro contro muro di Djuric e Simon) ma una volta emersa, la potenza di d fuoco trentina ha fatto definitivamente la differenza. Il 52% offensivo finale, è diventato gradualmente decisivo ma, mentre cresceva la scontata potenza di Trento, scendeva clamorosamente la reazione dei piacentini. I soli due centrali ad ostacolare il graduale strapotere avversario che, dai nove metri in avanti ha squilibrato ogni più rosea aspettativa di Fei e compagni.
A proposito dell’opposto emiliano: evidente la sua rabbia quando il tecnico Monti ha voluto la sua sostituzione; evidente il labiale indirizzato alla panchina, come chiaro il gesto di gettare la paletta della sostituzione. Un altro segnale dei nervi saltati in una squadra che, per un set e mezzo, ha giocato alla parti, anzi meglio di Trento ma che ha colpevolmente perso il bandolo della matassa, attanagliata dal nervosismo e da una lucidità (del suo palleggiatore) a metà.
Domenica si ritrovano ancora. Simon e Juantorena si regaleranno un nuovo abbraccio come è successo al via di questa prima sfida tricolore e forse, sulle tribune del PalaBanca si vedrà la Hola come è successo a Trento mentre gli eroi di casa blindavano gara-uno. E se Hola sarà, vorrà dire che andremo incontro ad una serie di sfide sempre più belle e accattivanti per il generale coinvolgimento di grandi e piccini. Considerazione non casuale se è vero come è vero vedere Kaziyski, nemmeno un’ora prima del via, farsi fotografare con una tifosa di cinque, forse sei anni che lo abbraccia; o magari guardare in curva trentina, mamma e figlioletto di pochi mesi vestiti di giallo cantare la propria gioia; oppure ammirare i tifosi di Piacenza che saluta festosamente il suo team a fine gara come se la sfida con Trento non fosse ancora avvenuta. Ma poi, dov’è la novità. La pallavolo è questa . A prescindere.
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