Trento è.... sempre Trento!

di Adelio Pistelli

10/10/2013

Suxho e Sokolov, le armi vincenti di TrentoSuxho e Sokolov, le armi vincenti di Trento
Suxho e Sokolov, le armi vincenti di Trento
Dove eravamo rimasti? Vero, a metà maggio scorso, ad un palasport strapieno, sotto il monte Bondone che festeggiava il nuovo trionfo di Juantorena, Kaziyski e soci. Che stasera non c’erano ma, forse, nessuno se n’è accorto. Chi è cresciuto a casa Trento, chi è rimasto, chi è arrivato, insieme hanno messo in piedi la serata delle meraviglie. E, per due ore, chi ha scelto di passare la un pò di tempo insieme a Trento2 (a confronto di quello della scorsa stagione), è tornato a casa dandodosi dei pizzicotti e con la consapevolezza che, a volte, i miracoli, riescono. Quello messo in piedi nella prima sfida vera dell’annata sportiva 2013-2014 è decisamente qualcosa di inimmaginabile, che solo il più accalorato e ottimista dei tifosi trentini poteva immaginare. Alle corte: Lube “asfaltata”, per usare un termine di modo nelle alte sfere politiche di casa nostra. Lube in ginocchio, inerme, sprovveduta, fallosa (32 errori uguale a 17 battute e 15 palloni sparacchiati come dilettanti allo sbaraglio), mai fondamentalmente entrata in partita. Vero, seguendo le mere statistiche (47% di ricezione perfetta) 10 muri (due più di Trento) per esempio lascerebbe pensare ad un tipo di gara diversa, anche seguendo il 49% in attacco dei trentini (contro il 42 Lube) ma i numeri, stavolta, sono solo piacevole contorno ad un match che ha lasciato l’impronta in casa Suxho e soci. Sì, il palleggiatore albanese con passaporto americano, è l’emblema del Trento nuovo corso. Il palleggiatore ha divertito ma ha soprattutto capito che era la serata giusta per lasciare andare il braccio armato di Sokolov, l’unico vero grande superstite dello squadrone che a Trento non c’è più. E lui, questo bulgaro per la prima volta titolare vero ha tolto le castagne dal fuoco (con 15 attacchi su 32 più un muro e un ace) nei momenti più delicati (se vale la pena usare questo termine) di fine set. E intorno un gruppo compatto carico di adrenalina, motivatissimi nel provare a rovinare la serata ai più quotati avversari. Missione compiuta e altra felice baraonda più bella perchè da molti inattesa, al palasport trentino. E Macerata? Al primo impatto s’è dissolta, per tante sue colpe figlie di errori e scarsa determinazione. E’ vero, questa squadra ancora una volta rinnovata, ha avuto solo un giorno, forse due per guardarsi negli occhi e incominciare a capire che avventura sarà. L’impatto è stato devastante, la sberla può creare subito malumori e interrogativi a pochi giorni dal via del campionato e, con la Champions League dietro l’angolo (contro il Kazan che forse avrà anche Grbic in regia). Il quadro uscito dalla sfida - Supercoppa è pieno di colori sbattuti su una tela, indecifrabile, incredibilmente brutta da vedere. Ma, a volte, simili prestazioni possono dare il là ad un panorama molto diverso da quello che, velocemente qualcuno si ferma a valutare. Però è chiaro: servono altri colori, altri pennelli, altra voglia di disegnare…
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