Non me ne vogliano gli altri. Non me ne vogliano tutti gli altri. Non vuole essere questa la glorificazione di un atleta, non è mia intenzione. Semplicemente, scrivere ciò che ho provato ieri a Trento e che, immagino, hanno provato tutti quelli che hanno avuto la fortuna negli ultimi tempi di assistere, specialmente dal vivo, a una prestazione di Osmany Juantorena (tolto magari i Romani che forse lo ricorderanno sicuramente più per l’irriverente skyball, o “coreana” che dir si voglia, di qualche mese fa). Al termine della contesa ho pensato parecchio se nel passato pallavolistico da me vissuto fin da piccolo spettatore (quindi arrivo a ritroso a metà degli anni ottanta, con il duello Urss – Usa all’apice: un duello che andava al di là della semplice sfida di pallavolo, ma non è il caso di scrivere un trattato storico di volley ora) ci fosse stato un giocatore simile. Con questo impatto. Non la solita ricerca, comune a tanti sport, del paragone che naufraga poco dolcemente sbattendo contro scogli temporali insormontabili (Pelè, Maradona, Messi? Laver, Connors, Federer? Fangio, Lauda, Senna? Coppi, Merckx, Indurain? E via dicendo). Ma ho cercato di ricordare se nel passato ci fosse stato qualcuno con questo simile effetto sulla pallavolo che, al momento, ha Osmany Juantorena. Risultato della ricerca, ha detto il google del mio cervello: nessun risultato trovato. Lascio aperta la questione, così navighiamo: chi come Juantorena in passato? Fate nomi, se potete. Perché che fosse bravo, il cubano, non c’erano dubbi, fin da quando non poteva giocare e Trento se l’era già accaparrato. Ma vederlo all’opera ieri…difficile trovare le parole. Al di là dei numeri, dei punti messi a terra, percentuali e altro. Colpisce l’aura che emana. La semplicità di ogni gesto fisico e tecnico, condita con l’attuale sicurezza e credo consapevolezza nei propri mezzi. La capacità di riuscire sempre a imprimere il marchio. Il suo. Appunto, di avere questo impatto. Per carità, Trento non è solo Juantorena. Da solo non potrebbe vincere quello che sta vincendo Trento, che tra l’altro ha mietuto successi anche b.J. (before Juantorena). Ma dopo il suo avvento, sembra veramente una macchina diabolica. O extraterrestre, fate voi. Se devo pensare alla massima espressione della pallavolo di oggi, mi vengono in mente le parole storiche del titolo. Che beninteso, non sono le mie. Ma attuali, attualissime, e secondo me adattissime.
*un uomo solo è al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi, è una frase pronunciata dal radiocronista Mario Ferretti all’apertura della radiocronaca della Cuneo – Pinerolo, terz’ultima tappa del Giro d’Italia del 1949