Zaytsev e Fenoglio, divertimento garantito

di Adelio Pistelli

06/10/2012

Marco FenoglioMarco Fenoglio
Marco Fenoglio
Una notizia da San Giustino c’è: i tifosi umbri si divertiranno: a prescindere. La loro squadra operaia ha un capomastro che sa come avere il meglio dai suoi dipendenti. Marco Fenoglio, il ‘capomastro’ lascerà l’impronta. Ha presentato un team tutto cuore, con alcune soluzioni tattiche interessanti e per tutto il match è stato il simbolo della rivolta al pronostico.
Mai un attimo fermo, in maniche di camicia, questo piemontese tutta grinta cerca a San Giustino un suo particolare rilancio, una sua nuova e forze una definitiva consacrazione. Assistente in azzurro di Anastasi, assistente di Zanini in Slovacchia, campione d’Italia a Bergamo (nel femminile) Marco ha gradualmente attraversato i palasport lasciando sempre qualcosa di interessante. Ma sempre tra color che sono sospesi.
La scelta dei dirigenti umbri poteva sembrare una scommessa alla vigilia della stagione di transizione, madre naturale della (sperata) rinascita definitiva di San Giustino. Fenoglio ha capito i programmi, si è allineato alle scelte societarie, ha seguito passo passo i consigli di Sartoretti, fedele servitore della causa umbra e contro la Lube, nel giorno del tutto scontato, ha presentato una squadra a sua immagine e somiglianza.
Grinta,appunto, determinazione, agonismo, che Fenoglio ha nel suo dna. Un tecnico che a volte eccede, che rischia con comportamenti ai limiti del consentito ma, giocando in un <catino> con i tifosi di casa che spingono i propri eroi senza soluzione di continuità,il tecnico piemontese diventa, spesso, il valore aggiunto di chi, sottorete, prova a rovesciare lo scontato.
Il secondo set è un esempio significativo. Ha fatto innervosire Macerata; ha continuamente urlato la sua rabbia, la sua voglia di spaccare il mondo sapendo, in cuor suo, che dall’altra parte della rete c’era qualcosa di troppo forte anche per il cuore umbro.

ESORDIO IN GRIGIO SCURO
– Mai come in questa occasione, vale solo la vittoria. Scontata. Piccola troppo piccola la Lube campione, alle prese con situazioni tattiche da rivedere, con disegni tecnici che hanno necessità di essere oleati; piccole, decisamente piccole le reazioni agonistiche su palloni del tutto prevedibili. Una squadra, quella di Giuliani in evidente crisi di rigetto. Alle prese con una crescita tattica particolarmente delicata (tre schiacciatori con variazioni nel ruolo di opposto), Macerata quando perde il filo del discorso, smette di giocare, è spesso prevedibile attanagliata dai suoi errori e da fondamentali portati avanti con difficoltà. Il secondo set è emblematico: 7 battute sbagliate, 35% di ricezione perfetta, 28% in attacco e, soprattutto, testa che va in tilt e diventa tutto improvvisamente difficile. La classe, superiore evidentemente a giochi lunghi pesa sul match e quando Macerata rialza la testa, è presa per mano da Zaytsev ancora una volta, micidiale dai nove metri e sempre più a suo agio nel nuovo ruolo tattico e chiude con 4 ace e 58% offensivo. e nel giro di sette giorni, nel giro di due partita è ancora lui il migliore: buion segno. Per la Lube, ovviamente
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